lunedì 21 maggio 2012

canta che ti passa

Sono giorni molto intensi, avvenimenti vari che riempiono la testa di pensieri. Quando mi sento una sfigata, mi sento infelice e poi mi sento in colpa perché alla fine sono fortunata e intorno a me succedono cose molto più gravi.
Ho passato giorni a fare l'elenco mentale di tutto quello che va male, a dirmi che sono stufa di essere la pecora nera. Io sempre diversa. Io che alle elementari stavo di banco vicino a un maschio, unica della classe. Io che alle superiori non mi sono mai vestita firmata,che ero amica di tutti, del gruppo dei fighi e del gruppo degli "altri". Io che finite le scuole mentre tutti si mettevano d'accordo per andare via insieme, ho seguito le mie aspirazioni e sono partita, da sola (e solo io so quanto avevo paura e quanto ho pianto), per un'altra città, lontana da tutti. Io che quando incontro il mio futuro marito mi trasferisco da lui, viviamo insieme perché i miei hanno sempre avuto una mentalità aperta e non mi hanno mai detto niente mentre le mie amiche dovevano lottare pure per andare a mangiarci una pizza col loro ragazzo. Io che mi trovo un bel fidanzato più giovane di me, mentre le amiche guardano solo quelli più grandi. Noi che andiamo subito a vivere insieme appena finiti gli studi e trovato un lavoretto, in un appartamento di 45 m2  dove viviamo ancora oggi, mentre tutti si sposavano e andavano a vivere nella casa grande e bella e arredata alla perfezione. E vi assicuro che nel piccolo paese dove abito la convivenza è guardata male. Noi con i lavori precari, sempre a fare i conti con le entrate, mentre gli altri lavorano e si comprano la macchina nuova. Noi che dopo tre anni decidiamo di sposarci in comune e giù ancora parole perché qui o ti sposi in chiesa o se no che matrimonio è.

Noi che decidiamo di avere un figlio e ci ritroviamo catapultati in una realtà che credevo lontana, sconosciuta. Intorno a me pance che spuntano come funghi.

Beh, sapete che vi dico? Io sono stufa di dover fare sempre tutto diverso dagli "altri", dalla "normalità".
Vorrei più di ogni altra cosa essere normale. Passi per la casa, il lavoro e il resto ma almeno per un figlio non potevo seguire una strada normale?

Questi i pensieri che mi si agitano in testa in questi giorni.
Poi mercoledì sono tornata a cantare. Canto in un coro. Avevo un po' d'ansia perché ero mancata per un periodo (quello in cui ero impegnata con l'icsi) e avevo paura che qualcuno facesse qualche innocua domanda e io mi ritrovassi a piangere davanti a tutti. Ed effettivamente a volte mi sono trattenuta. Però ho cantato. Ho riso, ho chiacchierato.
Ho pensato a quanto amo mio marito, a quanto siamo felici insieme, a tutto quello che abbiamo fatto insieme. E anche se in questo momento non posso dire di essere completamente felice della mia vita, perché le difficoltà lavorative e economiche ci sono, perché voglio un figlio e non so quante e quali difficoltà dovrò ancora superare per averlo, ho pensato che ho accanto in questo percorso mio marito, la mia famiglia, gli amici. Camminerò con loro accanto, farò la mia strada insieme a loro.
Come c'è scritto nel mio profilo: "caminante no hay camino, se hace camino al andar". Viandante non c'è un cammino, la strada si fa con l'andare. (A. Machado)

3 commenti:

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  2. Me venuto il commento scritto male dalla stanchezza scusami Frida..Tu sei normalissima, non ha nulla di diverso dagli altri.. E' bellissimo il tuo post scritto con il cuore. Notte.

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  3. Cantare fa fluire l'energia bloccata.. Nn potevi scegliere "terapia" migliore :)

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